Storie di tutti i giorni

IL DOLORE CELATO. L' aborto è una perdita molto dolorosa, il lutto..

LAURA. Una storia di ansia, timidezza..

IL DOLORE CELATO

  

L' aborto è una perdita molto dolorosa, il lutto, che può portare alla depressione, ai disturbi psicosomatici o ai problemi di coppia. Il suo impatto psicologico non viene cancellato dalle successive gravidanze portate a termine.

 
Al secondo mese può capitare.... Il dottore dice che... succede spesso che una gravidanza nei primi tre mesi si interrompa spontaneamente a causa di un errore nello sviluppo dell’embrione. E’ la legge della natura per la salvaguardia della specie, quindi un fenomeno inevitabile. 
 Ma se è davvero naturale, perchè allora mi sento così -distrutta, svuotata e sola..? Ho la sensazione che nessuno mi possa capire, non ho voglia di fare l’amore, e quando  mio marito, cercando di consolarmi, dice: 
“Dai, su, ci riproveremo” mi viene da piangere. La mia migliore amica cerca di aiutarmi trascinandomi in palestra, ma non mi va... 
  E la nonna Pina che sa tutto della maternità avendo allevato con successo cinque figli, mi fa: “Certo piccinina che tu però, non ti sei riguardata per niente..., l’avevo sempre detto io che eri troppo magra...e poi, tutta questa smania di lavorare!”.
Lo so che è un pensiero assurdo, ma non riesco a controllarlo- arriva all’improvviso come una coltellata: “Forse la nonna ha ragione: avrei potuto evitarlo!”. Forse se non avessi fatto quella corsa per prendere l’autobus...., se non avessi trascinato la borsa della spesa su per tre piani di scale...., se non avessi preso in collo Marco, il mio bambino di 2 anni, quando piangeva disperato, forse..., forse....chissà. Comunque avrei dovuto pensarci, essere più attenta, più responsabile....
 
 Questi sono alcuni pensieri che di solito si affollano nella testa di una donna che va incontro all’aborto spontaneo. Malgrado la medicina dia una spiegazione razionale a questo fenomeno così frequente che la maggior parte delle donne  sperimenta almeno una volta nella vita, raramente si parla dell’aspetto emotivo e delle conseguenze psicologiche di questa terribile esperienza. 
  Anche perchè le donne non ne parlano volentieri, cercano di farsi forza, di dimenticare, di riempire il vuoto buttandosi nel lavoro o in qualunque attività che aiuti a non pensare. E’ come se non avessero il diritto di piangere, come se l’ambiente sociale non permettesse loro di soffrire per quello che invece è un lutto vero e proprio, la perdita di quello che avevano immaginato e amato come loro figlio, dei sogni, delle aspettative, del ruolo di mamma... 

Per elaborare ogni tipo di lutto occorre il tempo, il sostegno, l’affetto delle persone vicine e la possibilità di  esprimere i sentimenti dolorosi. Altrimenti può succedere che il dolore, la rabbia, i sensi di colpa o la vergogna compressi, nascosti o “buttati alle spalle” continuino a “lavorare” sotto sotto causando vari problemi apparentemente inspiegabili, come i disturbi psicosomatici, la depressione o il raffreddamento dei rapporti di coppia. Chi si trova in una situazione simile può trarre vantaggio da un aiuto professionale, ma dovrebbe anzitutto concedersi un importante diritto - quello di esprimere il dolore, darsi il permesso di piangere.
 

LAURA, una storia di ansia, timidezza e fobia sociale..

  
Le guance di Laura prendevano fuoco ma lei non poteva farci nulla.  
Si sforzava di camminare disinvolta verso il tavolo del selezionatore. Procedeva a fatica ... 
    
....passo dopo passo mentre il calore del viso aumentava al pensiero di esser osservata.  L'albergo era quasi deserto. Uno dei pochi clienti era il selezionatore di personale, che esaminava i candidati all'ufficio amministrativo della nuova filiale di una grossa agenzia di trasporti. Laura aveva risposto all'annuncio ma era convinta che le dovesse andar male anche stavolta. Non avrebbe mai chiuso con quei lavoretti da fame. Moriva di paura all'idea di cambiare di nuovo l'ambiente e i colleghi di lavoro. Era uno strazio incontrare le persone, doversi presentare e fare conversazione. Sognava di chiudersi in una stanza d'ufficio senza alcun obbligo di "socializzare". 
    
    Entro pochi minuti sarebbe toccato a lei. Aveva tutti i requisiti richiesti, era precisa e coscienziosa, ma .... così insignificante, così inadeguata nelle situazioni sociali. 
  
    Un giovane cameriere le passò accanto. Laura sentì di sprofondare dalla vergogna: le chiazze di sudore si allargavano macchiando inesorabilmente la camicetta bianca. Il "buongiorno signorina” detto dal cameriere le sembrò sarcastico. La ragazza udì la propria voce tremula rispondere "buongiorno" e aveva perfino sorriso al cameriere. 
   Sorrideva sempre anche da bambina, quando le amiche della mamma la scrutavano impietosamente blaterando: "...vieni sù, fatti vedere, che bella bambina, ma... non sa parlare?" 
  
    "Pochi passi ancora, devi stare tranquilla", cercò di calmarsi respirando profondamente. La barista annoiata dietro al bancone sembrava non fare caso alla sua presenza, almeno fino a quando Laura non urtò lo sgabello facendolo cadere. Il botto attirò l'attenzione dei presenti e persino l'esaminatore alzò lo squardo, impassibile dietro agli occhiali. Il cuore di Laura si fermò per un' istante poi si mise a galoppare all'impazzata. 
    
   Rimettendo a posto lo sgabello, stava attenta a non rialzare la testa per non incontrare qualche sguardo divertito o compassionevole. Avrebbe voluto nascondersi o scappare...tremava tutta, sentiva un nodo in gola, le veniva da piangere. 
   
    Il candidato che la precedeva si alzò dalla sedia. Era un ragazzo carino e andando via sussurò: "in bocca al lupo!" nella direzione di Laura. Lei non lo sentì, sommersa dalle previsioni di sconfitta: "Non ho nessuna possibilità, non sarei dovuta venire. Mi potevo risparmiare questa figuraccia!". Tentava di asciugarsi le mani fredde e sudate con il fazzoletto di carta e di nascondere le unghie rosicchiate fino all'osso. 
  
   Quando si presentò all'uomo seduto di fronte, sentiva di non avere più scampo e le macchie sul viso si fecero ancora più rosse mentre bisbigliava sorridendo "Piacere, Laura" ....